MARCO ANGELINI | DIANA LAZZARO
Brane Light
Dal 23 gennaio al 23 febbraio 2019
Mercoledì 23 gennaio la galleria Borghini Arte Contemporanea inaugura la doppia personale Brane Light di Marco Angelini e Diana Lazzaro.
Nel mondo contemporaneo la lettura della realtà non riesce più a prescindere da quello che la scienza ci racconta ogni giorno attraverso le leggi che regolano l’uomo ed il suo mondo. Come una grande trama la scienza entra ed esce cambiando la visione che la disciplina interpreta.
Nell’indagine di scienza ed arte si muovono nuove realtà che, partendo dalla materia e dall’onda, sprofondano nell’indecifrabile mistero del principio di indeterminazione di Heisenberg.
Brane come “membrana” sottintende nuove concezioni dell’origine dell’universo da cui scaturisce energia e luce.
L’artista raccoglie il futuro e lo rimodella per l’uomo, gettando il ponte tra il razionale e l’emozione.
La materia. Marco Angelini costruisce la sua attività artistica a partire dalla ricerca scientifica e dal mondo della fisica, indagine che lo ha portato ad esporre alla Biennale di Venezia nel 2011 e più recentemente presso il Museo Carlo Bilotti di Roma. Nonostante ciò l’artista osserva il mondo in modo diverso da quello dello scienziato: “È un artista, perciò rappresenta i problemi scelti in modo individuale, originale, a tratti sorprendente. Il problema è proprio questo perché, come diceva Platone, a un certo punto l’intelletto umano nelle sue speculazioni scientifiche si trova di fronte un muro e, allora, bisogna ricorrere alla poesia, all’arte, alla metafisica.” (da Digerire il mondo, Małgorzata Czyńska).
Marco Angelini, nella sua operazione artistica, supera il tangibile portando i materiali e gli strumenti scientifici su un piano astratto, svuotandoli della loro funzione: “Non più ‘strumenti’, quindi, ma puri oggetti, ‘materia prima’. E certamente ben s’intuisce come Angelini non voglia in alcun modo andare ‘al di là’ di questa materia, quanto piuttosto permanere, ‘giocare’e penetrare in essa, riappropriandosene fino al midollo per parlare ‘attraverso” di essa” (Emanuele Ciccarelli). Così come lo scontro di energie può creare mondi infiniti nello spazio-tempo, così come le particelle della materia mutano se sollecitate da forze esterne, allo stesso modo l’artista muta gli oggetti in qualcosa di diverso. L’ordine logico e rigoroso della scienza viene sovvertito creando un “ordine altro”, dove il nostro essere certi del reale vacilla, perché scompare quel contesto familiare e confortevole dove un oggetto specifico corrisponde alla sua solita funzione. E allora, l’unica cosa che rimane da fare è affidarsi alle percezioni per ristabilire una nuova connessione con questi oggetti che, così, ritornano ad essere semplicemente materia.
L’onda. Diana Lazzaro fa parte di quei giovani artisti che sperimentano i mezzi attraverso i quali la tecnologia permette di studiare le onde elettromagnetiche. Allo stesso tempo propone una chiave poetica e immaginifica per mostrare i sogni, le ansie, i pensieri che riempiono la nostra vita, nel tentativo di superare il contrasto perenne tra la scienza, logica e fredda, e i sentimenti che caratterizzano l’essere umano.
La sua riflessione è incentrata sulle nuove modalità espressive ispirate alle scoperte nel campo della biologia e alle rappresentazioni digitali del codice binario. Ciò che emerge è anche il rapporto tra l’uomo, macchina perfetta, e le macchine artificiali. Il cervello umano, come un luogo non completamente esplorato, è ancora aperto a infinite scoperte. Come in un mistero celato, Diana Lazzaro cerca il modo di svelarne i contenuti con la mediazione della tecnologia: propone nelle sue opere la possibilità di vedere e sentire, tramite immagini e suoni, l’attività del cervello attraverso le sue onde elettromagnetiche. Luci, colori e suoni sono i pensieri e le emozioni esternati senza il filtro della comunicazione verbale, consueta e convenzionale.
L’uomo, sempre alla disperata ricerca della conoscenza e, soprattutto, della consapevolezza di se stesso, tenta di procedere con tutti i mezzi a sua disposizione in questa indagine continua: “Ed essendo tutti i misteri riposti nel cervello dell’uomo, la strada era ancora e sempre quella indicata dagli ermetici: tagliare le camicie di forza della logica, esplorare gli oscuri rimandi delle impressioni, le metafore e le libere associazioni, scavalcare le secche della coscienza, gli inganni della falsa razionalità. Quegli artisti, forse senza saperlo, rispondevano a loro modo alla preghiera che lo Zeitgeist mormorava: e diedero la loro mano a scavare il tunnel sotto quell’infantile, pretenzioso, immane abuso dei codici digitali, per ricondurli all’analogico, piegarli al sogno, riaprirli alle possibilità indicibili. Qui oggi ricordiamo una di loro, una delle prime giovani sperimentatrici: Diana Lazzaro”. (Stefano Diana)