ROBERTO VIGNOLI | DIANA PINTALDI
Light poems
Opening 21 giugno 2023
La Galleria Borghini Arte Contemporanea inaugura Light poems, protagonisti di questa doppia personale sono Roberto Vignoli e Diana Pintaldi. La luce in questo evento diventa uno strumento che ci racconta le diverse anime degli artisti. L’uno, Roberto Vignoli, utilizza il segno come linguaggio non codificato che si manifesta attraverso il gesto nello spazio reso vivo dalla luce, segni che evocano memorie ancestrali. L’altro, Diana Pintaldi, invece inserisce un segno codificato in Morse che, attraverso la luce, crea emozioni attivando lo spettatore nel riconoscimento di un messaggio nascosto dal codice stesso. Due artisti che nella scrittura e nella “non scrittura” cifrano la loro espressione dell’interpretazione del reale.
Roberto Vignoli
È artista e fotografo fin dagli anni Settanta. “Quello che lui cattura con il suo obiettivo va al di là dell’immagine stessa. Come il suo obiettivo, la sua mente è aperta a 360 gradi” (Francesca Pietracci).L’artista recupera la primaria destinazione della fotografia, che deriva dal greco antico phōs (luce) e graphia (scrittura), e cioè scrittura della luce attraverso la tecnica del “Light Painting”. Dipinge con torce elettriche colorate il soggetto, lo sfondo e le strisciate di luce. È una tecnica che fu perfezionata dal grande artista e fotografo americano Man Ray negli anni Trenta. L’idea di scrivere in una fotografia una poesia asemica (scrittura senza parole), si inserisce in una filosofia di distruzione del vuoto e allo stesso tempo alla distruzione della comunicazione verbale.In questa mostra le fotografie di Roberto la scrittura asemica si concretizza attraverso il gesto dell’artista che, muovendosi con la luce nello spazio tridimensionale, le dona significato e significative sono le tracce luminose che rappresentano segni con un senso soggettivo, solo apparentemente leggibile.
Diana Pintaldi
Artista romana classe 1988, studia i processi che costituiscono un’azione fino al divenire. Dal 2021 focalizza la sua ricerca sul divenire di un punto in movimento, tracciando scie di messaggi fatti di punti e di linee del codice Morse. L’artista, immaginando segni ininterrotti di futuri potenziali da interpretare e collegare, affronta un dialogo trasformativo con il supporto e con chi lo osserva. Possiede “Un occhio che guarda dentro l’oggetto per divorarne l’essenza, farla propria e poi tradurla in gesti rapidi, incisivi, eppure discreti.” (Matteo Olivieri). La ricerca di Diana Pintaldi utilizza il codice come segno solo apparentemente astratto, riempiendo il vuoto dei fori sui supporti di un significato nascosto, innescato dalla luce che lo attraversa e che ne rivela le proiezioni che dialogano con lo spazio circostante.